Sabato 6 aprile 2019, Moreno Pesce, insieme a Gianluigi Rosa, entrambi amputati transfemorali, tenterà di salire lungo il ghiacciaio della Marmolada, partendo da Passo Fedaia e arrivando a Punta Rocca, avendo come aiuti i ramponi sotto gli scarponi, due guide alpine e poi tanta tanta voglia di vivere.
Abbiamo pensato di intervistarlo per voi prima di questa incredibile impresa e anche dopo. Vi lasciamo dunque a Moreno e alle sue simpatiche e schiette risposte. Credeteci, è una persona davvero speciale.
- Identikit (nome, cognome, età, professione).
MP: Moreno Pesce, 43 anni, professione impiegato.
- Domanda a bruciapelo: come mai hai scelto proprio la Marmolada per le tue prossime imprese?
MP: Risposta a bruciapelo: perché è un monte vicino a me. Ho raggiunto un sacco di traguardi in giro per il mondo, ma su questo monte ho 3 tentativi non conclusi e finiti quasi subito, perché quando ho provato la neve era fresca o morbida, affondavo e non riuscivo ad avanzare. Inoltre, con le nuove leggi del 2003, non è più possibile per me, svegliarmi la mattina e andare su in Marmolada via pista a piedi, se non con il consenso del gestore. C’è un progetto FISI, che però purtroppo è fermo al momento e speriamo prenda il via al più presto, grazie al quale si potrà permettere ai disabili amputati, che vogliono provare certe esperienze, di farlo.
- Ci hai raccontato che altre volte non è andata, secondo te perché?
MP: Perché affrontando il percorso fuori pista in solitaria ho già sbagliato in partenza. Ero solo e sprofondavo nella neve. Capito ciò, con l’aiuto di chi mi può dare una mano e studiando le condizioni migliori per farlo, si può tentare la cosa. Ho “solo” teso una mano… chiedendo aiuto. E sono stato ascoltato.
- Hai un cv di tutto rispetto, cosa ti ha spinto, dopo l’incidente, a iniziare a correre e a superare i tuoi limiti? Lo facevi già prima?
MP: Non facevo nulla di tutto ciò prima. Non pensate che ci sia solo io di fronte a ciò che faccio. C’è un gruppo di persone che mi hanno sempre stimolato e sostenuto psicologicamente. Ci provo sempre, perché sono alla ricerca di emozioni che solo questi bei paesaggi mi regalano. Sono solo un piccolo uomo, nulla più. Se sarà un successo, ben venga. Ma può essere anche il contrario. Basta saper accettare il risultato. Qualunque sia. Sto facendo delle cose che mai avrei pensato di fare da normodotato. E spesso ho paura. Ma il limite è solo nella mia testa.
- Come ti ha cambiato l’incidente e l’amputazione?
MP: Mi ha cambiato dentro molto, in meglio. Fuori esteticamente. Perdere una gamba è stato il prezzo da pagare per rimanere qui a vivere la mia seconda vita. È un impatto visivo violento vedermi senza la protesi. Ma sono così per chi mi ama, come la mia compagna, e per mia figlia.
Non rimpiango di non riuscire più a correre. Non saprei pensare a un Moreno Pesce diverso da quello che c’è oggi. Mi vedo lento e ultimo a ogni competizione. Mi piace essere così.
- È stato molto difficile rialzarsi?
MP: Dirvi il contrario sarebbe una bugia, ma cerco di vedere solo ciò che sono oggi.
Io vivo il presente. I flashback servono per farmi capire da dove sono partito. I periodi grigi sono diventati panorami azzurri, che rincorro su ogni vetta che affronto. Questo, soprattutto grazie alla mia famiglia di allora e a quella attuale.
- Che cosa ti aspetti da quest’esperienza sulla Marmolada? È solo l’ennesima sfida o ogni sfida ha un significato a sé?
MP: Vorrei conoscerla meglio. Per salire lungo la Marmolada ho in mente 3 tentativi… verso 2 punte distinte e in 3 contesti temporali diversi. Spero di riuscire, con il solito spirito di rispetto che ho verso le montagne che mi appresto a conoscere. Ogni sfida ha un suo significato. Quella con la Marmolada è un appuntamento rinviato da anni. L’ultimo mio tentativo risale al 2014. Credo di essere “maturo” per riprovarci ora con uno spirito diverso e assieme a un amico amputato come me, Gianluigi Rosa.
- La tua famiglia come vive queste tue avventure montane? Non si preoccupano proprio mai?
MP: Bella domanda. Spesso cerco di portarle con me. Sono un compagno e un papà fortunato. Antonella e la piccola Elisa mi seguono nei luoghi accessibili.
Si preoccupano, ma cerco di tenerle costantemente aggiornate. I media attuali e i telefonini aiutano in questo. Faccio parte di un gruppo di amici delle Vertical che riescono a immortalarmi in foto e video, inviandole ad Antonella in tempo reale per renderla partecipe della cosa.
- Lancia un messaggio a chi ti legge!
…ogni obiettivo raggiunto è solo un traguardo intermedio. I limiti sono solo nella mente delle persone e a noi spetta il compito di cercare di abbatterli con le nostre gesta.
L’ho lanciato, vi ho preso?!?!? 😉
Ringraziamo Moreno Pesce per il tempo che ci ha dedicato e vi diamo appuntamento a il post “Senza Limiti” per scoprire insieme se Moreno avrà o meno superato la sua prova!
Un saluto dal vostro team di narratori funiviari! A presto!